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Nelle sommosse e nelle guerre. Gli archivi milanesi durante l'eta' napoleonica a Milano

Che colosso di statua!   [Venezia, 23 febbraio 1813]   Disegno a carboncino della “statua colossale rappresentante l’Imperatore Napoleone I”  Napoleone Pacificatore eretta nella “piazza dei Leoni posta a fianco della chiesa di San Marco” a Venezia il 15 agosto 1811.   Lo scultore Domenico Banti, quasi sconosciuto all’epoca, rappresenta Napoleone come un imperatore romano, appoggiato a una colonna, con la clamide (mantello) ricadente in un largo panneggio, la mano destra distesa in atto di pacificare il mondo, il quale stava in forma di globo nella mano sinistra: si tratta del cosiddetto “Napoleone pacificatore”. Il 20 aprile 1814, alla notizia della caduta del “tiranno”, la statua fu rimossa da piazzetta San Marco e nascosta nell’isola di San Giorgio Maggiore; ora è conservata al Museo Correr.

Nelle sommosse e nelle guerre. Gli archivi milanesi durante l’età napoleonica fino al 31 gennaio 2022 all'Archivio di Stato di Milano

ALL’ARCHIVIO DI STATO DI MILANO DAL 10 OTTOBRE 2021 AL 31 GENNAIO 2022 UNA MOSTRA INDAGA IL RAPPORTO INTERCORSO TRA IL POTERE NAPOLEONICO E LE ISTITUZIONI  ARCHIVISTICHE MILANESI

In occasione delle celebrazioni per il bicentenario della scomparsa di Napoleone Bonaparte, la rassegna, dal titolo Nelle sommosse e nelle guerre, presenta una serie di documenti, carte, pergamene dall’alto significato simbolico, oltre a intestazioni finemente decorate, sigilli, progetti di monumenti, stampe e molti altri pezzi rari tratti dai fondi del patrimonio archivistico milanese.

Tra i cimeli più curiosi, tre ciocche di capelli di Napoleone.

Nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della scomparsa di Napoleone Bonaparte, l’Archivio di Stato di Milano ospita, dal 10 ottobre 2021 al 31 gennaio 2022, la mostra Nelle sommosse e nelle guerre che analizza quali furono le conseguenze e le ricadute prodotte dall’arrivo del nuovo potere napoleonico sugli archivi milanesi.

Mentre l’Italia era investita dall’impetuosa avanzata delle truppe comandate dal generale Bonaparte, nel chiuso degli archivi prendeva il via una battaglia più silenziosa, ma destinata a produrre effetti duraturi nel tempo. Nel giro di un quarto di secolo, dal 1796 al 1821, molti archivi italiani subirono razzie, trasferimenti improvvisi, accorpamenti e smembramenti, frutto delle alterne vicende belliche che segnarono l’età napoleonica e i primi anni della Restaurazione.

La rassegna, curata da Maria Pia Bortolotti, Marco Lanzini e Carmela Santoro, organizzata dall’Archivio di Stato di Milano, rientra nel palinsesto delle iniziative del Comitato per il bicentenario napoleonico 1821-2021 (www.napoleone21.eu), con il supporto dei media partner Rai Storia e Rai Cultura.

L’esposizione presenta una serie di documenti, carte, pergamene dall’alto significato simbolico, oltre a intestazioni finemente decorate, sigilli, progetti di monumenti, stampe e molti altri pezzi rari tratti dai fondi del patrimonio archivistico milanese.

“Le sale dell’Archivio di Stato di Milano – afferma il suo direttore, Benedetto Luigi Compagnoni – tornano ad accogliere, dopo la sospensione obbligata dalla complicata situazione sanitaria, una mostra di grande fascino che celebra il bicentenario napoleonico attraverso materiale archivistico di considerevole importanza storica. Per la sua tipicità, capace di coniugare il rigore scientifico con l'emozionalità, l’esposizione sarà in grado di rivolgersi non solo a un pubblico di professionisti quanto a un pubblico allargato di non addetti ai lavori che li porterà ad avvicinarsi e ad approfondire da un lato, per alcuni versi, insolito, un periodo e un personaggio, qual è stato Napoleone, che tanto hanno influenzato lo sviluppo storico e sociale di Milano, della Lombardia e dell’intero Nord Italia”.

Il percorso espositivo si costruisce lungo quattro filoni narrativi e si apre con la sezione che inquadra da un punto di vista storico il contesto che fa da sfondo alle vicende archivistiche.

Qui si trova una selezione di documenti, molti dei quali con firma autografa di Napoleone stesso, che si caratterizza per intestazioni finemente decorate, spesso realizzate da importanti artisti quali Andrea Appiani, per esaltare l’inizio di una nuova era di uguaglianza e libertà.

Con Napoleone ci si trova di fronte a un nuovo repertorio di immagini, ricavate dalla simbologia massonica e derivate dalle rappresentazioni dell’antica Roma repubblicana, che doveva raffigurare gli emblemi collegati alla nuova Repubblica Francese. Nacque così una nuova tipologia documentaria: la carta intestata delle lettere e dei documenti ufficiali, caratterizzata da fregi e testate incise dove proliferavano allegorie della Libertà, berretti frigi che troneggiavano in cima agli alberi della libertà, fasci littori dell’autorità romana, raffigurazione di personaggi, esempi di eroismo, influenzati artisticamente dal Neoclassicismo.

Anche l’immagine femminile della Repubblica, ovvero la Marianna, simbolo della Francia rivoluzionaria con ai lati i motti Libertà e Uguaglianza, si arricchì di simboli e allegorie che testimoniavano il potere, l’autorità, la giustizia, la pace, la prosperità e l’abbondanza.

La mostra prosegue con la parte che guida il visitatore alla scoperta delle vicende interne dell’Archivio, con lo scopo di rivelare tutte le contraddizioni di un periodo nel quale l’istituto, non ancora affrancato dalla sua antica veste di Archivio segreto, tentò di aprirsi a un nuovo pubblico di eruditi e studiosi.

Particolarmente interessante è la planimetria del piano terreno del complesso di San Fedele a Milano con l’indicazione dei possibili locali da assegnare all’Archivio nazionale, o il disegno a carboncino della “statua colossale rappresentante l’Imperatore Napoleone I” eretta nella “piazza dei Leoni posta a fianco della chiesa di San Marco” a Venezia il 15 agosto 1811 – ora al Museo Correr – dello scultore Domenico Banti, che rappresenta Napoleone come un imperatore romano, appoggiato a una colonna, con il mantello ricadente in un largo panneggio, la mano destra distesa in atto di pacificare il mondo, il quale stava in forma di globo nella mano sinistra: si tratta del cosiddetto “Napoleone pacificatore”, o ancora il disegno a colori della statua e della colonna che sarà eretta in Piazza Nuova a Ferrara, opera di Giacomo De Maria, in cui Napoleone viene raffigurato secondo il modello eroico greco come Marte pacificatore, in piedi, nudo, cinto dal mantello militare, con in una mano l’asta e nell’altra il mondo. La statua venne abbattuta successivamente dagli austriaci e sostituita con quella di Ludovico Ariosto.

Il percorso continua documentando le peripezie subite dalla documentazione in epoca napoleonica. A emergere è una Milano crocevia di un continuo flusso di casse ricolme di documenti, protagonisti di un ideale tour tra Vienna, Parigi, Venezia, le cui tappe furono scandite dai trionfi e dalle sconfitte francesi.

Alla caduta del Regno d’Italia, infatti, l’Austria e i governi restaurati in Italia pretesero la restituzione della documentazione estratta dagli archivi dei rispettivi territori e confluita a vario titolo a Milano durante tutta l’età napoleonica. A essere spogliato non fu solo l’Archivio nazionale, ma anche il nuovo Archivio diplomatico, il cui patrimonio venne progressivamente circoscritto alla sola area lombarda.

Di grande interesse è la stampa Caduta di Napoleone, del 2 aprile 1814, dove l’imperatore, con le “ali dei furbi” ai piedi, precipita dal carro rovesciato dalla dea Fortuna e respinto nella sua ascesa dalle quattro potenze restauratrici: la Russia, in veste di Eolo che soffia e respinge, l’Austria appoggiata sull’aquila, bicipite, la Prussia con la spada innalzata pronta a colpire e l’Inghilterra dominatrice dei mari con il tridente del dio Nettuno. Sotto al trono, sorretto invano dalla forza del leone e la crudeltà della tigre, giacciono con le catene spezzate la Francia e l’Italia.

Non solo carte e pergamene, ma anche testimonianze materiali, emergono dai faldoni di un archivio. La rassegna, infatti, si chiude idealmente con il caso del curioso destino di tre ciocche di capelli di Napoleone, sequestrate nel 1817 a Natale Santini, suo collaboratore giunto in Italia con il singolare “cimelio”. I capelli entrarono dunque a far parte del fascicolo archivistico relativo alle indagini sul Santini, arrivato all’interno del fondo Presidenza di Governo. 

L’Archivio di Stato di Milano si è rivolto al Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze per richiedere l’analisi del DNA di questi capelli per avere l'evidenza scientifica che fossero appartenuti realmente a Napoleone, confermata attraverso la comparazione con il DNA dei discendenti per linea materna dell’imperatore francese.

La mostra, a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria tramite Eventbrite, sarà aperta il giovedì e il venerdì, dalle 11 alle 12 e dalle 13 alle 14.

Sono previste aperture straordinarie, sabato 16 e domenica 17 ottobre, per le giornate FAI d’autunno, su prenotazione (https://www.fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-autunno/ - link attivo dall’8 ottobre).

Nelle sommosse e nelle guerre. Gli archivi milanesi durante l’età napoleonica

Milano, Archivio di Stato (via Senato 10)

10 ottobre 2021 – 31 gennaio 2022
Orari: giovedì e venerdì, dalle 11 alle 12 e dalle 13 alle 14

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria: https://bit.ly/PrenotazioneMostraAsmi

Per informazioni: Francesca Zara – responsabile ufficio stampa Tel. 02.7742161

francesca.zara@beniculturali.it

www.archiviodistatomilano.beniculturali.it

https://www.facebook.com/archiviodistatodimilano/
https://www.instagram.com/archiviodistatodimilano

Ufficio stampa mostra:

CLP Relazioni Pubbliche

Clara Cervia | tel. 02.36755700 | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it

 

 

 

 

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